Segnali positivi di cambio di una narrativa ormai diventata tossica. La retorica della fabbrica, del piccolo è bello e del buon mondo antico dove si andava a lavorare a 14 anni e si usciva a 70 con una settimana di vacanza l’anno e senza aver studiato un giorno sta lasciando spazio all’impellenza dei cambiamenti necessari per aggiornare un modello produttivo che ormai la ricchezza non la produce più.
La costante carenza di manodopera per l’industria manifatturiera del Nordest trova una prima risposta ‘scomoda’ e quindi probabilmente molto più vicina alla realtà che alla narrazione. Giulio Buciuni, professore del Trinity College di Dublino sulle colonne de Il Nordest Economia, spiega senza troppi giri di parole che il tema sta tutto nella produttività. O, meglio, nella mancanza di produttività e quindi di valore aggiunto che le piccole imprese non sono più in grado di generare in termini sufficienti a mantenere i precedenti livelli di attrazione dei lavoratori e di benessere. Una situazione che fa scattare un cortocircuito.
Scrive Buciuni:
La teoria economica è chiara: quando l’offerta scarseggia, i salari dovrebbero salire fino a riequilibrare domanda e offerta. Questo però non accade. Perché? La risposta è scomoda: molte imprese non hanno margini per farlo. Certo, la pressione fiscale resta un ostacolo che frena aumenti diffusi. Ma il vero nodo è un altro: gran parte delle Pmi ha livelli di produttività troppo bassi per generare la ricchezza necessaria a sostenere stipendi davvero competitivi. E questo è un nodo che troppo spesso viene eluso nel dibattito pubblico. Non basta invocare “più operai” se le imprese che li cercano non creano valore sufficiente da redistribuire.
La spirale che si innesca è micidiale, ricorda Buciuni: Margini limitati, stipendi bassi, difficoltà a trattenere forza lavoro, rinvio degli investimenti, ulteriore calo della produttività.
Per invertire la tendenza e alzare l’appeal di quei lavori oggi ritenuti poco appetibili o troppo faticosi e con salari troppo bassi non solo dai giovani italiani ma, sempre più, anche dagli immigrati, bisognerebbe adottare una strategia a tre teste:
Tecnologia: automazione selettiva, digital twin, sensoristica avanzata per aumentare la produttività e liberare risorse da reinvestire in salari e condizioni migliori.
Organizzazione: re-design dei lavori duri attraverso ergonomia, turnazioni intelligenti, premi veri per le competenze critiche.
Nuove imprese tech-based: il Nord Est deve smettere di vivere solo di eredità manifatturiera. Occorre un ecosistema che generi aziende tecnologiche radicate nelle competenze produttive del territorio: software industriale, automazione, clean tech, tecnologie per l’energia e i materiali avanzati.
È significativo che la proposta arrivi da un giovane economista, autore insieme a Giancarlo Corò del saggio ‘Periferie Competitive’ e che proprio per aver studiato a fondo il funzionamento dell’economia dei distretti in Veneto, in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, ne vede i limiti strutturali. È interessante infine notare che Giulio Buciuni sia stato recentemente nominato direttore scientifico della Fondazione Nordest, il principale luogo di elaborazione del pensiero economico dell’area. Una speranza che, come fatto in precedenza nelle regioni contermini, Lombardia ed Emilia Romagna, anche a Nordest si aprano finalmente gli occhi sulle reali necessità di aggiornare un modello economico che non può continuare a sostenersi sulla piccola e media impresa, per il semplice fatto che la Pmi non è lo strumento adatto per competere in un mondo così complesso e globalizzato. Quindi, come afferma Buciuni, si sostengano gli investimenti tecnologici delle imprese e di nuove imprese tech con una prospettiva di scala nettamente superiore all’attuale. Con una produttività in grado di generare ricchezza e sostenere salari europei e una capacità diffusa (quindi di sistema e non di pochi campioni) di competere sui mercati internazionali, dimenticheremo presto il buon mondo antico che, come tutte le narrazioni, è esistito solo nella fantasia di chi lo racconta.