Sono oltre 700 le richieste di adesione alla CER Dolomiti, la Comunità energetica della provincia di Belluno. In poco meno di due mesi dalla sua costituzione ufficiale, il numero di soggetti interessati si è moltiplicato, passando da poco più di cento adesioni a manifestazioni di interesse diffuse: privati cittadini, certo, ma anche associazioni, imprese ed enti del terzo settore oggi chiedono di partecipare a un modello di produzione e condivisione dell’energia che comporta vantaggi ambientali, economici e sociali.
«Stiamo rispondendo alle centinaia di email pervenute in queste settimane in cui, indubbiamente c’è stata un’accelerazione», afferma il presidente di CER Dolomiti, Antonio Barattin. «Inoltre, siamo al lavoro per attivare quanto prima il sistema informatico per la gestione delle adesioni e la ripartizione dei benefici, sia lato produttore, sia lato consumatore».
La corsa è per riuscire ad attivare entro l’anno le prime configurazioni, ovvero l’insieme di produttori di energia rinnovabile e consumatori all’interno del perimetro della medesima cabina elettrica primaria che, una volta registrate, consentono di generare i benefici ventennali.
La CER Dolomiti, ricorda Barattin «è uno strumento per la decarbonizzazione, l’autonomia energetica e il sostegno alle fasce più deboli della popolazione. In quanto soggetto misto pubblico e privato, potrà dipanare tutto il suo potenziale a favore del territorio attivandosi su ulteriori fronti come la formazione, la distribuzione del calore, la diffusione delle nuove tecnologie e lo sviluppo di impianti innovativi, diventando un punto di riferimento per scelte condivise in ambito energetico, come previsto dalla legge».
La Comunità Energetica Rinnovabile – Dolomiti, è nata dalla collaborazione tra Consorzio Bim, Comuni di Belluno e Feltre e Camera di Commercio locale. Come tutte le comunità energetiche, la Cer Dolomiti punta a produrre e consumare energia elettrica a livello territoriale, con tre obiettivi strategici: ridurre le emissioni, contrastare la povertà energetica e destinare parte dei proventi a progetti collettivi decisi dagli stessi membri della comunità.