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Corò: «Più laureati e migliori interconnessioni urbane per un’economia più forte e territori più attrattivi» (NEM)

Una maggiore integrazione tra città del Veneto prossime tra loro può sopperire alla mancanza di una città metropolitana e rendere più efficiente il sistema economico. Ne scrive oggi in un lungo intervento sui giornali del gruppo NEM Giancarlo Corò, ordinario di economia all’università Ca’ Foscari di Venezia.

In una riflessione in vista delle elezioni regionali sull’agenda politica immaginata dai partiti e quella che servirebbe al Veneto Corò propone una riflessione incardinata su due punti deboli del Veneto, la demografia e la debolezza economica, due facce della medesima medaglia, con dinamiche simili a quelle nazionali, e rendendo superata la retorica del Veneto Locomotiva d’Italia.

Per affrontare questi problemi, Corò si concentra in. particolare sull’educazione e il ruolo delle università come motori di sapere purché in stretta relazione con imprese e istituzioni e sulle connessioni tra città tra loro vicine.

«Una recente ricerca […] ha mostrato come i territori manifatturieri che hanno saputo reagire ai cambiamenti strutturali, rilanciando sviluppo e occupazione sui nuovi settori tecnologici, sono quelli che avevano una quota maggiore di laureati sulla popolazione. Non si tratta solo di aumentare i titoli di studio, bensì di sviluppare relazioni generative tra Università, imprese e istituzioni con l’obiettivo di creare ecosistemi attrattivi di talenti e investimenti innovativi che il Veneto, come su questo giornale ha più volte sottolineato Giulio Buciuni, fatica invece a trattenere».

Il secondo punto, prosegue Corò riguarda «l’integrazione metropolitana tra città e distretti industriali, al fine di far crescere e rendere accessibili alle nostre imprese i nuovi servizi ad alto contenuto di conoscenza. Questi servizi hanno bisogno di economie di scala e varietà che solo la complessità urbana può assicurare. Se il Veneto non ha, né potrà avere, grandi città metropolitane, può tuttavia investire più di quanto abbia fatto finora sulle interconnessioni tra città, a partire da Padova e Venezia – ma, ad esempio, anche tra Belluno e Feltre; Conegliano e Vittorio Veneto; Bassano, Castelfranco e Montebelluna – sviluppando reti urbane in grado di promuovere nuove specializzazioni e contesti più vivaci e attrattivi per i giovani».