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Le imprese decise a trovare soluzioni sui dazi. Ma il vero tema resta recuperare capitale umano e attrarre talenti

Nel vortice dell’incertezza, dentro la morsa dei dazi, alle prese con l’export su cui pesano le guerre in corso. A caccia di personale. Eppure, al di là delle oggettive difficoltà, a cominciare dalle tensioni commerciali, con lo sguardo avanti, decise a trovare le contromisure. Sono le piccole, medie e grandi aziende bellunesi. Due tavole rotonde sono servite a buttare luce – con il direttore del Gazzettino Roberto Papetti a fare da pungolo ai primi quattro ospiti – in una riflessione sulle possibili contromisure: «Specialmente in quei settori con forte esposizione all’estero», ha precisato Papetti. Ecco, allora, le considerazioni di Andrea Ferrazzi, direttore di Confindustria Belluno Dolomiti, Federica Monti, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Belluno, Michele Balice, sales area manager Nord Est Banca Ifis, Michele Costola, professore ordinario di management all’Università Ca’ Foscari. «A pesare, riguardo ai dazi americani, è stato l’impatto di confusione dei primi tre mesi, oggi percepisco ancora preoccupazione nelle aziende, ma anche serenità – sono le parole di Ferrazzi – Oggi, più della soluzione alla faccenda dazi, c’è una più sentita esigenza: recuperare capitale umano, visto che perdiamo 1.000 abitanti all’anno». Quindi, sul refrain della parola incertezza (utilizzata, in vari contesti, da tutti gli ospiti), Ferrazzi ha spiegato quale potrebbe esserne la conseguenza per le imprese con la metafora della rana: «Se messa in una pentola che bolle, salta. Se la si butta nell’acqua tiepida e la temperatura sale, muore bollita».