L’inserto L’Economia del Corriere della Sera fa il punto sullo stato degli investimenti sull’Intelligenza Artificiale. I rischi di una bolla speculativa, indicati dal rapporto del Mit ‘The GenAI Divide‘ non fermeranno il ricorso alle nuove tecnologie ma, sottolinea l’articolo, permangono i rischi di concentrare gran parte delle risorse disponibili in un unico settore.
Non c’è innovazione senza bolla finanziaria, si potrebbe dire ma forse non è il caso di dirlo perché non porta bene. Il venture capital è tale perché ha una elevata percentuale di insuccesso. Altrimenti non avrebbe nulla di avventuroso. Le probabilità che le esperienze innovative siano non solo negative ma anche troppo sovrapponibili in un solo segmento di mercato sono inevitabilmente elevate. Da quando è stato pubblicato l’ormai celebre rapporto del Massachusetts Institute of Technology (Mit) sul rischio del formarsi di una bolla speculativa nell’Intelligenza artificiale (Ai) non vi è stata solo una prevedibile, seppur limitata, reazione a Wall Street. Si è aperta anche una grande discussione sul fatto che troppe risorse finiscano per concentrarsi in un solo ramo di attività, per quanto decisivo per il nostro futuro. Con aspettative elevatissime, stratosferiche. Ed è questo il punto. Il premio Nobel per l’Economia, Daron Acemoglu, che insegna al Mit, ha messo ripetutamente in dubbio la prospettiva che l’intelligenza artificiale dischiuda tutti i guadagni di produttività che promette. Nvidia, che capitalizza quanto i Prodotti interni lordi (Pil) di Italia e Spagna messi insieme, si è indebolita in Borsa nonostante abbia aumentato del 56% il giro d’affari in un anno e realizzato profitti record.