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Le tecnologie fondamentali nei percorsi di studio, non solo tecnici

Intervista al professor Giancarlo Corò intervenuto alla Dolomiti Summer School di Belluno

Le tecnologie sono davvero materia esclusiva di ingegneri e informatici? O stanno diventando la lingua franca di ogni professione, dall’avvocato al medico, dal linguista al manager? Abbiamo posto queste domande a Giancarlo Corò, professore ordinario di economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, durante la sua partecipazione alla Dolomiti Summer School, l’iniziativa di orientamento organizzata da Confindustria Belluno Dolomiti per guidare gli studenti alle future scelte di studio e di lavoro. Le sue risposte delineano un futuro in cui l’interdisciplinarità e il fattore umano sono più cruciali che mai, in particolare in un mondo in cui l’intelligenza artificiale e il digitale stanno ridisegnando le professioni e le competenze richieste per esercitarle.

Quanto sono importanti le tecnologie oggi in un percorso di studio?

Le tecnologie sono fondamentali per ogni percorso di studio, che sia ingegneristico, medico, economico-manageriale, ma anche linguistico, dove le tecnologie vengono impiegate per la traduzione, sostituendo attività tradizionali ma, allo stesso tempo, liberando spazio per aspetti più complessi e creativi della professione.

Quindi non vale solo per i percorsi tecnici…

Qualsiasi percorso di studi una studentessa o uno studente scelga, dovrà confrontarsi con la tecnologia. Come ho appena ricordato, vale ad esempio per chi ha studiato lingue e ha seguito un percorso umanistico per dedicarsi agli aspetti interpretativi delle culture, peraltro fondamentali per comprendere i potenziali di mercato. Ma vale per molti altri percorsi: difficile immaginare oggi la professione del medico, del manager o di un avvocato senza adeguate conoscenze sull’intelligenza artificiale.

Si prefigura un nuovo ruolo per le scienze umanistiche?

Ciò che sta avvenendo è la crescita di interesse verso approcci interdisciplinari, all’interno dei quali l’area umanistica può fornire contributi importanti. Diverse università stanno proponendo nuovi corsi magistrali e di specializzazione che combinano ambiti disciplinari diversi. Ca’ Foscari, ad esempio, propone un corso magistrale di scienza e tecnologia della conservazione del patrimonio culturale che mette insieme il sapere storico-artistico con quello digitale. C’è anche un corso di comunicazione ambientale, in cui sono fondamentali conoscenze di natura scientifica ma anche umanistiche e sociali. Per non dire poi dello sviluppo di applicazioni dell’intelligenza artificiale, come nel caso dell’auto a guida autonoma, in cui sono fondamentali conoscenze di psicologia, linguistica, diritto e di etica. Sono tutti elementi fondamentali per uno sviluppo reale e consapevole della tecnologia.

Possiamo affermare che le nuove tecnologie sono un ausilio importante, ma il fattore umano rimane fondamentale?

Potremmo dire che le tecnologie in parte si sostituiscono all’attività umana, ma allo stesso tempo liberano spazi che danno la possibilità di sviluppare nuove attività, creando nuovi servizi, nuovi prodotti, nuove connessioni che prima non erano immaginabili. Basta guardare alle centinaia di applicazioni sul nostro smartphone per capire quante attività sono state create grazie al digitale. Le tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, dovrebbero essere viste come strumenti finalizzati a scopi umani, che devono perciò essere impiegati per migliorare le condizioni di vita e di lavoro, accrescere la produttività, la sicurezza, il benessere delle persone. E’ importante che i giovani, specie nel momento in cui devono scegliere il loro percorso di studi, siano consapevoli delle possibilità che le tecnologie offrono per rendere il lavoro più interessante, stimolante, creativo.

Le università sono pronte?

Non sempre e non tutte. Alcune stanno facendo passi avanti, proponendo percorsi interdisciplinari che intrecciano nuove tecnologie con saperi tradizionali, sforzandosi di innovare il modo di fare ricerca e didattica. Tuttavia, in molte scuole e università l’intelligenza artificiale viene guardata con sospetto, principalmente come un problema che limita le capacità di apprendimento degli studenti e ne impedisce una corretta valutazione. È invece necessario un cambio di prospettiva, che premi chi nella Scuola e nell’Università vuole sperimentare impieghi produttivi delle nuove tecnologie, soprattutto se in grado di coinvolgere anche il mondo delle imprese e delle istituzioni.

C’è tuttavia una parte di giovani, che rifiuta l’utilizzo delle nuove tecnologie, in particolare per motivi etici legati alla possibile sostituzione di attività finora svolte dalle persone e a preoccupazioni di carattere ambientale. Hanno senso questi timori?

Un atteggiamento critico nei confronti delle nuove tecnologie non è solo da mettere in conto, ma da promuovere. La storia insegna come sia necessario vedere anche i lati bui delle applicazioni tecnologiche, condizione necessaria per governarne gli sviluppi. Tuttavia, l’idea di escludere l’impiego delle nuove tecnologie per ragioni politiche o morali è sbagliata. Dobbiamo semmai imparare a gestirle, finalizzandole a obiettivi socialmente condivisi, come la stessa sostenibilità ambientale. Scuola e Università hanno grandi responsabilità nello sviluppo di questa capacità critica.