Quando cresce il voto alle forze populiste, cala l’innovazione e i territori si avvitano in una spirale di nostalgia, risentimento e sfiducia, in una frase, sono meno competitivi, meno forti e meno pronti ad affrontare le sfide del futuro. Erodere la ricerca e l’innovazione comporta, infatti, un maggior tasso di abbandono da parte dei giovani e una minore attrattività di talenti e capitali dall’esterno.
Un nuovo studio pubblicato su Research Policy ha analizzato oltre 1.100 regioni europee, rilevando che il sostegno ai partiti politici estremi si traduce in meno ricerca scientifica, meno brevetti, meno innovazione, ovviamente meno sostenibilità.
L’effetto è particolarmente evidente per l’estrema destra, che osteggia la scienza e nega il cambiamento climatico, colpendo proprio i settori decisivi per il futuro: energia pulita, sostenibilità, tecnologie verdi.
Ciò conferma che dove prevale fiducia collettiva, l’innovazione fiorisce, mentre dove crescono sfiducia e nostalgia (pulsioni che stanno alla base del voto populista) l’innovazione arretra.
Vale, ovviamente se non soprattutto, anche per i territori di montagna. Se lasciati al malcontento, rischiano di diventare periferie chiuse e regressive. Se invece sanno alimentare fiducia e visione, possono trasformarsi in laboratori di nuove periferie competitive, capaci di attrarre giovani, imprese e conoscenza.
Ecco i brani più significativi dell’articolo pubblicato il 28 agosto su Science | Business (la versione integrale in inglese è qui)
L’ascesa del populismo e della retorica anti-scienza in alcune regioni d’Europa sta demoralizzando ricercatori e innovatori e creando un “clima di ansia” che rende più difficile la scoperta scientifica.
‘Molti di questi partiti non hanno bisogno di essere al potere per fare realmente la differenza’, ha dichiarato a Science|Business il coautore Andrés Rodríguez-Pose, professore di geografia economica alla London School of Economics. L’articolo cita regioni come il Pas-de-Calais in Francia e il Veneto e la Lombardia in Italia, dove il sostegno a partiti di estrema destra o nazionalisti ha ‘contribuito al rifiuto dei quadri di ricerca UE, isolando i sistemi innovativi locali’.
Più in generale, l’ascesa dei partiti estremi “crea un’atmosfera ostile per qualsiasi tipo di attore che conduca ricerca o tenti di fare innovazione”, ha affermato. Ciò avviene minando il valore della ricerca, tagliando i finanziamenti, limitando l’indipendenza accademica, ostacolando la mobilità dei ricercatori e la creazione di reti transfrontaliere, ed erodendo la fiducia nell’espertise.
Destra e sinistra
I partiti estremi sono definiti come anti-sistema, anti-élite e anti-liberali, mentre spesso mostrano sentimenti nazionalistici e diffidenza verso gli esperti. Gli autori hanno combinato i dati elettorali del 2013-18 con i dati sulle pubblicazioni scientifiche e i brevetti tra il 2019 e il 2021, tenendo conto di altri fattori che influenzano la capacità di ricerca, come la ricchezza regionale. Hanno scoperto che il sostegno ai partiti di estrema destra è associato negativamente alla ricerca scientifica, molto probabilmente a causa dei tagli ai finanziamenti, della pressione ideologica sui ricercatori e della diffidenza verso le istituzioni accademiche. Allo stesso modo, è costantemente collegato a livelli più bassi di innovazione tecnologica.
I partiti di estrema sinistra sono tipicamente meno ostili verso la scienza; tuttavia, l’articolo traccia diversi parallelismi tra estrema sinistra e estrema destra, dal rifiuto della globalizzazione e del liberalismo economico. […] Politici di entrambi gli schieramenti possono anche mettere in discussione la legittimità della commercializzazione di innovazioni finanziate con fondi pubblici, una retorica che, secondo gli autori, ‘soffoca l’innovazione’.
‘Lavoro sulle disuguaglianze e so che la ricerca e l’innovazione sono molto più concentrate di qualsiasi altro indicatore economico e sociale con cui lavoro. Molto più della ricchezza, molto più della produttività, molto più dell’occupazione’, ha detto Rodríguez-Pose.
Tuttavia, si aspetta di vedere benefici a lungo termine dalle nuove tecnologie, inclusa l’IA. “La mia posizione principale è che l’innovazione è sempre positiva per il progresso della società”, ha affermato. Ha sottolineato che l’analisi non distingue tra diversi tipi di ricerca o tecnologia, che possono comportare rischi differenti, ma adotta invece una visione d’insieme.