Il nostro continua ad essere un Paese da cui si parte, si va via e raramente si fa ritorno. La fotografia della Fondazione Migrantes, scattata con il Rapporto Italiani nel mondo 2025, è impietosa. In 20 anni il saldo negativo supera 817 mila cittadine e cittadini che hanno scelto di costruirsi un futuro professionale e di vita all’estero. Ingrossando le fila di quell’Italia fuori dall’Italia dove ormai vive 1 italiano su 9. In totale 6,4 milioni di persone che formano di fatto la 21^ regione. A perdere risorse umane preziose sono soprattutto le aree del Mezzogiorno ma si tratta in prevalenza di mobilità interna. Il vero paradosso è che a migliaia lasciano la Lombardia e, soprattutto, dal Nordest. Il Veneto, in particolare, negli ultimi vent’anni ha visto un flusso continuo verso altri Paesi europei facendo balzare l’indice di emigrazione a 26,7 unità ogni 10 mila abitanti contro i 22,7 della Lombardia e ai 19 dell’Emilia Romagna. Solo Trentino Alto Adige e Calabria registrano un indice più alto.
C’è anche un altro report – Dai numeri alla realtà 2025 – della Fondazione per la Natalità, realizzato con Istat, che dovrebbe preoccupare nella sua chiarezza: il Paese sta scivolando in un inverno demografico senza precedenti.
● 1964: 1.035.000 nati
● 2024: 370.000
In 60 anni abbiamo perso oltre un milione di bambini all’anno. Ogni anno scompare l’equivalente di una città italiana.
Ma c’è un dato ancora più eloquente: il futuro non è distribuito in modo uniforme. Ci sono territori dove il domani arriva in ritardo. E territori dove il futuro accelera… verso il basso.
Belluno è uno di questi. Ecco tre numeri che parlano da soli:
– Tasso di natalità: 6 per mille — tra i più bassi d’Italia.
– Età media oltre i 48 anni — la più alta del Veneto, tra le più alte del Paese.
– Popolazione in calo costante — nel 2022: 571 residenti.
La piramide demografica nazionale si rovescerà nel 2050. Quella di Belluno, di fatto, lo è già. Allora la domanda che apre il report suona terribilmente attuale anche quassù: cambiare Paese o cambiare il Paese?
Perché la sfida non è fare più figli. La sfida è costruire condizioni di vita che rendano possibile restare, tornare, scegliere la montagna senza pagarne il prezzo in opportunità. È una questione economica. È una questione sociale.
È una questione culturale. Ma, soprattutto, è una questione di futuro.
E se l’Italia vuole capire dove sta andando, dovrebbe guardare alle montagne: sono loro, ancora una volta, la nostra linea del Piave demografica.