Incentivi alla natalità. Ma anche per insegnanti, infermieri, medici. Agevolazioni fiscali per i giovani imprenditori. E molto altro. Il Senato ha approvato il 10 settembre la legge sulla montagna. A maggioranza (Centrodestra a favore, contro il Centrosinistra, che in precedenti votazioni si era invece astenuto). La legge arriva a 73 anni dalla prima norma di settore (1952) e a 31 anni dalla sua riforma (1994). Era attesa, in particolar modo dai bellunesi. Già alla fine del 2022, come aveva auspicato l’allora ministro agli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, che nel giugno di quell’anno aveva presentato la proposta legislativa proprio a Belluno, invitata da Confindustria. E la Confederazione guidata dalla Presidente Lorraine Berton si è data particolarmente da fare, cercando di supportare soprattutto l’innovazione.
Il provvedimento intende riconoscere le aree alpine e appenniniche come territori di interesse strategico nazionale. La legge sancisce che lo sviluppo economico e sociale delle comunità montane non è solo un obiettivo locale, ma un impegno dell’intero Paese per garantire tutela ambientale, valorizzazione culturale e pari diritti di cittadinanza. L’attenzione è rivolta in particolare al contrasto dello spopolamento e delle disuguaglianze, con l’obiettivo di garantire servizi essenziali paragonabili a quelli delle aree urbane.
La norma introduce criteri oggettivi per la classificazione dei comuni montani, basati su parametri altimetrici e socio-economici, e affida al Governo il compito di riordinare le agevolazioni fiscali e amministrative oggi frammentate. In questo modo, l’intervento pubblico viene reso più coerente e mirato, con l’intento di concentrare risorse e strumenti sui territori che ne hanno effettivamente bisogno.
La Strategia per la Montagna
Al centro del disegno emerge la Strategia per la Montagna Italiana, un piano triennale che stabilisce priorità e linee di sviluppo, alimentato dal Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane. Le risorse aggiuntive, che si affiancano ai trasferimenti ordinari, finanzieranno interventi a livello regionale e statale, mentre una relazione annuale alle Camere renderà conto dello stato di attuazione. La programmazione viene così intesa come leva di responsabilità politica e trasparenza.
Particolare attenzione è riservata ai servizi pubblici, vero banco di prova per la permanenza delle comunità in quota. La legge introduce incentivi e punteggi aggiuntivi per il personale sanitario e scolastico che sceglie di lavorare in montagna, con crediti d’imposta per agevolare l’alloggio. Viene favorita l’apertura di nidi e micronidi, si rafforza la copertura degli organici nei tribunali locali e si incentivano accordi tra università e ministero per rafforzare la formazione superiore nelle sedi decentrate. La digitalizzazione, attraverso la banda ultralarga e la telemedicina, diventa il filo conduttore che lega istruzione, sanità e servizi al cittadino.
La tutela del territorio
L’agricoltura e la silvicoltura di montagna vengono riconosciute come presidio ambientale ed economico, con linee guida per la gestione sostenibile di pascoli e boschi. Le montagne vengono classificate come zone floro-faunistiche peculiari, si rafforzano le regole sulla caccia nei valichi migratori, mentre nuovi strumenti servono a monitorare ghiacciai, sorgenti e bacini idrici. Parchi, aree protette e alberi monumentali diventano così parte integrante di una strategia di lungo periodo che mette insieme biodiversità, turismo e sicurezza idrogeologica.
Infine, la legge punta a rafforzare i meccanismi di coordinamento istituzionale. Stato, Regioni ed enti locali sono chiamati a lavorare insieme, nel rispetto delle regole europee sugli aiuti di Stato e della sostenibilità finanziaria. La filosofia è quella di un intervento che non sia un costo aggiuntivo, ma un investimento sul futuro delle montagne italiane, da misurare con trasparenza e in una logica di continuità.