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Snodi in Quota: quasi mille utenti in nove mesi

Due nuove sedi in arrivo a ottobre a Livinallongo del Col di Lana e a Santo Stefano di Cadore

Un servizio che intercetta i bisogni reali delle comunità, che accompagna le persone nella vita quotidiana e che cresce nel radicamento sul territorio. Sono i tratti che emergono dai primi nove mesi di attività degli Snodi in Quota, gli spazi attivati a Belluno, Agordo e Pieve di Cadore per offrire ascolto, accoglienza e orientamento ai cittadini. Finanziato dalla Fondazione Cariverona e promosso dal Comune di Belluno come capofila dell’Ambito Territoriale Sociale Veneto 01, il progetto è gestito da Metàlogos, che cura l’apertura e la gestione degli spazi, oltre alle attività di informazione e comunicazione.

Dal 13 dicembre 2024 al 19 settembre 2025 le persone che hanno varcato la soglia degli Snodi sono state 976, con un totale di 1052 accessi. Un dato significativo, che racconta di un servizio nuovo ma già riconosciuto come utile e affidabile. Oltre il 90 per cento dei bisogni portati dagli utenti ha trovato risposta immediata, mentre le situazioni più complesse sono state affrontate con appuntamenti successivi, a testimonianza di una presa in carico concreta e personalizzata.

Le richieste dei cittadini

Le domande più numerose hanno riguardato le pratiche digitali, con 87 interventi registrati: dall’attivazione dello SPID alla gestione della carta d’identità elettronica, fino al supporto per navigare nei portali dell’Inps, dell’Agenzia delle Entrate o del fascicolo sanitario elettronico. Molti cittadini hanno chiesto assistenza per la stampa e la scansione di documenti, per l’accesso ai bonus e per l’uso di strumenti digitali quotidiani come smartphone e pc.

Importante anche il capitolo legato ai bonus e alle agevolazioni, con 47 richieste, in particolare sui criteri di accesso e sulla documentazione necessaria. Una trentina di cittadini hanno chiesto informazioni su percorsi di lingua, quasi tutti legati al miglioramento dell’italiano, mentre altrettanti si sono rivolti agli Snodi per ricevere orientamento al lavoro e alla formazione.

Non solo sportelli e consulenze individuali: gli Snodi hanno organizzato iniziative collettive come open day e incontri tematici, a cui hanno partecipato circa 200 persone. Occasioni per far conoscere servizi come i centri estivi, i doposcuola o le opportunità del Servizio Civile Universale, ma anche per promuovere una cultura di rete e collaborazione tra enti.

Un servizio che intercetta tutte le età

L’analisi delle fasce di età rivela come gli Snodi siano frequentati soprattutto da adulti tra i 35 e i 59 anni, la parte più consistente dell’utenza. Non mancano però giovani dai 18 ai 34 anni – in crescita soprattutto durante l’estate – e over 60, a dimostrazione che il bisogno di orientamento e supporto riguarda tutte le generazioni. La maggioranza degli utenti è di cittadinanza italiana, ma non mancano circa un centinaio di cittadini stranieri, che trovano nello Snodo uno spazio accessibile e vicino. Si registra inoltre una lieve prevalenza femminile.

«I dati ci dicono che gli Snodi hanno intercettato una fascia ampia e diversificata della popolazione», ha sottolineato Manuela Bristot di Metàlogos, che cura la parte tecnica e gestionale del progetto. «In prevalenza adulti, ma anche giovani e anziani, italiani e stranieri. Questo dimostra che la formula funziona: uno spazio vicino ai cittadini, inclusivo e capace di adattarsi ai bisogni reali delle comunità».

Il progetto, infatti, non si limita a offrire un servizio a diretto contatto con gli utenti, ma punta a essere un luogo di comunità, dove persone e organizzazioni possano incontrarsi. Gli Snodi diventano così piattaforme di collaborazione che mettono in rete enti pubblici, terzo settore, associazioni e cittadini, contribuendo a rafforzare la coesione sociale e a ridurre il divario digitale.

L’annuncio: due nuove sedi in Comelico e Agordino

L’assessore al sociale del Comune di Belluno, Marco Dal Pont, ha annunciato un passo decisivo per la crescita del progetto: «Già dai primi di ottobre apriranno due nuove sedi degli Snodi in Quota: una a Livinallongo del Col di Lana in Agordino, mercoledì 1 ottobre e una a Santo Stefano di Cadore in Comelico, il 10 ottobre. È un passo importante per portare il servizio sempre più vicino alle comunità di montagna, con l’obiettivo di garantire equità e prossimità nell’accesso ai servizi».

L’ampliamento rappresenta una conferma della bontà del percorso intrapreso e della sua capacità di adattarsi alle esigenze delle diverse vallate bellunesi, mantenendo una regia comune e condivisa.

Un progetto partecipativo

Gli Snodi in Quota nascono da un approccio partecipativo e dal basso che ha coinvolto cittadini, associazioni e imprese locali fin dalle prime fasi di progettazione. La logica è quella dell’innovazione sociale, ricorda l’assessore Dal Pont: «partire dalle comunità per sviluppare soluzioni concrete, sostenibili e adatte ai contesti locali con le amministrazioni che si avvicinano ai cittadini e non viceversa. Un metodo che ha permesso agli Snodi di radicarsi rapidamente e di essere riconosciuti come luoghi di fiducia, dove trovare risposte a domande immediate ma anche orientamento verso percorsi più strutturati».

Prospettive future

Nei prossimi mesi gli Snodi continueranno ad ampliare l’offerta di iniziative di animazione comunitaria, rivolte a famiglie, genitori e giovani. In programma ci sono incontri informativi su temi concreti, come la professione dell’assistente familiare, e attività pensate per rafforzare la rete pubblico-privata, con la collaborazione dei servizi sociali e socio-sanitari, degli enti del terzo settore e di Veneto Lavoro.

L’obiettivo è duplice: da un lato, rendere sempre più semplice l’accesso ai servizi per i cittadini; dall’altro, consolidare un modello di governance territoriale che metta in rete risorse e competenze e che, grazie alla mappatura dei fabbisogni, consenta la programmazione dei servizi sulle concrete esigenze della popolazione. A meno di un anno dalla nascita, gli Snodi in Quota si confermano così come un laboratorio di innovazione sociale e un punto di riferimento per i cittadini dei 46 Comuni dell’ambito bellunese. «Un progetto che cresce, si espande e guarda al futuro con la forza dei numeri e il valore delle relazioni costruite», conclude Dal Pont.