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Un nuovo patto per la provincia italiana

La provincia ha fatto l’Italia e il suo miracolo industriale. Ma oggi non basta più

Così ho aperto il mio intervento venerdì 26 settembre a Future4Cities a Torino, il festival sulle città di Will Media.

Era l’Italia dei distretti e delle company town, come l’occhiale ad Agordo; un modello che ha portato sviluppo diffuso e inclusivo a Belluno.

Oggi però il valore aggiunto si crea sempre più altrove. I giovani formati e ambiziosi lo sanno bene e vanno a cercarlo.

La sfida non è cancellare quel modello ma farlo evolvere. Il distretto, la casa storica della provincia, deve trasformarsi in ecosistema dell’innovazione. Non basta un semplice aggiornamento, servono nuove generazioni di imprese in nuovi ambiti tecnologici. Non per scimmiottare la Silicon Valley e gli unicorni ma nemmeno per rifugiarsi nella retorica vuota delle ‘startup in mano alla finanza estrattiva’. Senza nuove imprese i territori non si rinnovano.

Fare impresa oggi è però più complesso, richiede maggiore intensità di capitale e di conoscenza. E queste risorse non sono diffuse come lo erano macchine e manodopera negli anni ‘60. Basti un dato: in Italia il 75% degli investimenti VC in spinoff universitari si concentra in tre atenei, due dei quali a Milano, Bocconi e Politecnico. Metà del valore di mercato delle startup italiane risiede infatti a Milano.

Il rischio concreto è che in questo nuovo scenario la provincia diventi sempre più periferia. Non solo in Italia.

Ma non è una condanna già scritta.

Ho chiuso il mio intervento citando le Reggiane Parco Innovazione, esempio di come una provincia possa unire università, industria, ricerca e startup. E di come possa farlo anche attraverso cultura e soft power, festival, socialità e apertura. Chi conosce Reggio Emilia sa che questi ingredienti non mancano.

Dopo anni di analisi critica nei confronti del modello economico del Paese, voglio provare a dare un contributo concreto. Ci stiamo provando nella montagna italiana, a Belluno. Che non vuole vivere di nostalgia ma deve guardare a esempi come Boulder in Colorado o Grenoble in Francia. Luoghi lontani da San Francisco o Parigi, ma capaci di costruire ecosistemi competitivi partendo da università, ricerca e nuove imprese tecnologiche.

Belluno può diventare un laboratorio per le periferie competitive italiane. Un luogo dove progettare il ‘future 4 mountains’, come si sta ragionando in queste settimane con Andrea Ferrazzi Paolo Bovio & Clara Morelli.

La strada parte dalle imprese leader presenti nei territori, si rafforza innestando nuove aziende ad alto valore aggiunto, imprese plug-in come 3dnextech azzurrodigitale MegaRide – applied vehicle research & Rifò che portano nuovi modelli di business e tecnologia, e cresce investendo in università STEM, asset sociali e culturali.

Non come vezzo, ma come segno di una società aperta che dal basso alimenta nuova impresa, genera valore aggiunto e lo redistribuisce nei salari e nella dignità delle persone.